Il Bitcoin Standard
(Sunto del libro di Saifedean Ammous)
Bitcoin risolve al meglio un problema fondamentale per l’umanità: spostare valore.
Il modo più elementare per trasferire valore è il baratto.
Il baratto ha però tre grossi limiti: richiede la coincidenza di scala, di spazio e di tempo.
Coincidenza di scala: ciò che desideri può non avere un valore uguale a ciò che vuoi dare.
Coincidenza di spazio: ciò che desideri può trovarsi in posti diversi da ciò che vuoi dare.
Coincidenza di tempo: ciò che desideri può non avere uguale deperibilità di ciò che vuoi dare.
Per superare questi limiti si è provato ad usare dei beni intermedi, con funzione di moneta.
Questi beni dovevano essere facilmente divisibili, facilmente trasportabili, facilmente riconoscibili, e non deperibili. Dovevano quindi essere spendibili attraverso scala, spazio e tempo.
La spendibilità attraverso il tempo è la proprietà più interessante.
Un bene è spendibile nel tempo se è fisicamente inalterabile. Ma l’inalterabilità della materia non basta a conservare il valore, occorre anche mantenere stabile la quantità disponibile sul mercato.
Per capire questo concetto facciamo l’esempio delle pietre Rai, usate come moneta nell’isola di Yap.
In origine procurarsi queste pietre era difficilissimo, quindi non c’era modo di inflazionarla troppo, ma con lo sbarco del capitano O’Keefe nel 1871 la situazione cambiò. Grazie a strumenti tecnologicamente più evoluti il capitano fu in grado di procurarsi innumerevoli pietre, creando inflazione e facendo perdere al Rai il suo status di moneta.
L’inflazione di un bene, ne provoca la perdita di valore.
La perdita di valore di un bene ne ostacola la spendibilità nel tempo.
Storia della moneta
Dopo aver provato con bestiame, pietre, conchiglie, grano e sale, si è scelto di attribuire la funzione di moneta ai metalli, dato che potevano essere modellati in unità uguali tra loro.
Tra i metalli usati come moneta, l’oro è divenuto quello dominante per la sua inalterabilità e per l’estrema difficoltà a reperirlo. Queste due caratteristiche lo rendevano in grado quindi di mantenere il suo valore negli anni.
Una moneta che non conserva il suo valore nel tempo provoca enormi danni alle comunità. Facciamo l’esempio dell’impero romano.
L’introduzione dell’Aureo da parte di Giulio Cesare rese possibile un vastissimo e fiorente mercato che si estendeva in Europa e nel Mediterraneo.
Nerone però, a corto di fondi, iniziò a coniare monete con sempre minor quantità di metallo prezioso. Con questo trucco poteva contare su molte più risorse per compiacere il popolo, ad esempio regalando pane e intrattenimento.
Più le finanze andavano male, più si sottraeva metallo. Dagli 8 grammi dell’Aureo di Cesare, si passò negli anni ad una moneta con soli 4.5 grammi d’oro. Questo permetteva agli imperatori di spendere oltre le loro possibilità, creando le basi per il fallimento economico dell’impero.
Anche la fine di Costantinopoli coincise con la svalutazione della moneta. Con il declino monetario ci fu anche il declino culturale, finanziario e militare.
La caduta dell’impero romano e la continua svalutazione della moneta crearono seri ostacoli al commercio e portarono le popolazioni ad organizzarsi in piccole comunità autosufficienti e diffidenti le une dalle altre.
La rinascita dopo un periodo di guerre e carestie coincise con l’adozione di un nuovo standard monetario. Iniziò tutto a Firenze nel 1252 quando la città istituì il fiorino, una moneta d’oro con un peso fisso. Grazie alla sua stabilità il fiorino sostituì gradualmente tutte le monete di rame e bronzo facilmente inflazionabili, e costituì un modello per tutta Europa. Venezia fu la prima a seguire l’esempio di Firenze coniando il Ducato, ma altre 150 città si adeguarono al nuovo standard.
Con il fiorire del commercio l’Europa e l’Italia in particolare sperimentarono una grandiosa crescita economica e culturale.
L’adozione di una moneta forte nel corso della storia è stata sempre premiata con crescita e prosperità. Un altro esempio è l’impero britannico, il più vasto nella storia dell’uomo, che adottò il moderno gold standard nel 1717. Anche se l’oro non veniva più scambiato nelle piccole transazioni, restava comunque come riferimento delle banconote.
Paesi come India e Cina pagarono cara la scelta di adeguarsi in ritardo allo standard aureo.
Mentre gran parte del pianeta adottava il gold standard, arrivò la Belle Époque, uno dei periodi più floridi della Storia. Con una moneta forte comune a tutti i paesi il commercio era incentivato, e la stabilità del denaro nel tempo permetteva di accumulare i capitali necessari agli investimenti.
Nel 1914, con la prima guerra mondiale, si sospese il gold standard.
Se con una moneta forte le guerre finivano quando lo Stato era a corto di soldi, con una moneta debole i soldi non erano più un problema. La tassa occulta dell’inflazione permetteva di continuare le guerre fino all’erosione dell’intera ricchezza nazionale.
Dopo la guerra, negli Stati Uniti si verificò la più grave crisi economica mai registrata: la Grande Depressione. E’ opinione diffusa che si uscì dalla depressione grazie all’aumentare della spesa pubblica (New Deal). In realtà è stata proprio l’espansione del credito degli anni ’20 a provocarla, e il New Deal non ha fatto che peggiorarla.
Negli anni ’30 gli stati continuarono ad inflazionare la moneta.
I regimi totalitari avevano tutto l’interesse a finanziarsi senza la seccatura di dover riscuotere tasse.
A teorizzare l’uscita dal gold standard fu Keynes, un economista che considerava la guerra un modo efficace per combattere la disoccupazione.
La seconda guerra mondiale infatti non tardò.
Nel 1971 gli Stati Uniti abbandonano definitivamente il gold standard, iniziando un’espansione monetaria senza freni che dura sino ad oggi. Per dare un’idea: se nel 1971 un’oncia d’oro valeva 35$, oggi ne vale 1.500.
Usando monete facilmente inflazionabili si rischia l’iperinflazione, ovvero la drastica perdita di potere d’acquisto in tempi rapidi.
Esempi di iperinflazione sono la Germania degli anni ’20 con un’inflazione giornaliera del 20%, e l’Ungheria degli anni ’40 con un’inflazione giornaliera del 207%.
In Ungheria i prezzi raddoppiavano ogni 15 ore, rendendo assolutamente impossibile il risparmio e il trasferimento di valore nel tempo.
Ovviamente tutto questo non sarebbe stato possibile con una moneta difficilmente inflazionabile.
Bitcoin
Prima di Bitcoin c’erano solo due tipi di pagamenti possibili:
- Pagamenti in contanti senza intermediari
- Pagamenti elettronici tramite intermediari
I pagamenti cash sono immediati, ma richiedono la presenza fisica di entrambe le parti. I pagamenti elettronici possono essere fatti anche a distanza, ma necessitano di un intermediario che certifichi l’avvenuto pagamento e riscossione.
Bitcoin è la prima forma di moneta che permette pagamenti elettronici senza il coinvolgimento di intermediari come Stati o banche, e questo la rende anche la prima moneta ad essere non inflazionabile, non sequestrabile, non censurabile, in grado di trasferire valore meglio di qualsiasi altra cosa attraverso ordini di grandezza, spazio e tempo.
Se l’oro ha un’inflazione che oscilla attorno al 2%, il Bitcoin ha un’inflazione che si dimezza ogni 4 anni fino ad arrivare a zero e restarci per sempre. Bitcoin è quindi la prima moneta della storia che avrà un’inflazione uguale a zero.
I vantaggi del Bitcoin sull’oro sono schiaccianti: è più facile da trasportare, consente più trasparenza e garantisce meno inflazione.
Con meno l’inflazione:
1 — si conserva il valore nel tempo;
2 — si facilita il commercio;
3 — si facilita il calcolo economico;
4 — si garantisce la libertà dei cittadini dal potere centrale
La preferenza temporale
Per gli individui razionali è sempre preferibile ottenere l’accesso ad un bene subito piuttosto che rimandarlo nel tempo. Ecco perché l’attesa in economia deve sempre essere ricompensata.
Valorizzare il futuro rispetto al presente permette di produrre beni strumentali, cioè beni creati non per essere consumati, ma utili a produrre beni futuri.
Esempio: con una barca si pescano più pesci che a mani nude, ma per costruire una barca occorre sacrificare tempo ed energie senza avere ricompense immediate.
Immaginiamo due individui su un’isola deserta.
Laura tiene in grande considerazione il futuro;
Mario preferisce la gratificazione immediata.
Mario impiega 8 ore al giorno per catturare a mani nude i pesci di cui ha bisogno. Laura fa lo stesso, ma dopo aver pescato dedica due ore in più alla costruzione di una canna da pesca. Dopo una settimana Laura ha completato la canna da pesca e con quella riesce a coprire il suo fabbisogno giornaliero nella metà del tempo impiegato da Mario. Nei mesi successivi, lavorando le stesse ore di Mario, Laura ha il tempo di costruirsi una barca, una rete ed altri utensili che permettono di pescare in un’ora molti più pesci di quelli che pesca Mario in intere giornate.
A Stanford, nel 1960, è stato fatto un esperimento.
E’ stata offerta una caramella a dei bambini, con la promessa di dargliene un’altra se avessero resistito 15 minuti senza mangiarla. I bimbi dovevano scegliere quindi se avere una caramella subito o averne due dopo 15 minuti. A distanza di anni si è trovata una correlazione tra chi era riuscito a ritardare la gratificazione e chi aveva ottenuto maggiori risultati accademici e sportivi.
Ritardare la gratificazione permette il risparmio.
Il risparmio permette gli investimenti.
Gli investimenti fanno aumentare la produttività.
Il risparmio in genere è incoraggiato in società sicure, dove le tasse sono ridotte, e dove la proprietà è garantita. Fattore fondamentale per garantire i risparmi è avere una moneta forte, che non si inflaziona facilmente. Se una moneta perde costantemente valore si è più incentivati a spenderla che a conservarla.
Il passaggio da una moneta che perde valore ad una moneta che conserva il suo valore è quindi fondamentale a lungo termine, perché questo può fare la differenza tra la crescita e il declino di una società.
Una moneta che perde valore nel tempo disincentiva il risparmio a favore della spesa, degli investimenti rischiosi e dell’indebitamento.
Una moneta forte, oltre a favorire il risparmio, migliora anche il calcolo economico, permette cioè di misurare la scarsità delle risorse e prendere decisioni razionali su produzione e consumo.
Es: se un bene molto richiesto scarseggia, l’aumento di prezzo ne incentiva la produzione e ne disincentiva il consumo.
Viceversa se un bene poco richiesto abbonda, il calo di prezzo ne disincentiva la produzione e ne incentiva il consumo.
La stessa dinamica vale per il denaro, il cui prezzo si chiama “tasso di interesse”.
Il costo dei prestiti dovrebbe diminuire se ci sono molti risparmi, e aumentare se i risparmi sono pochi, così da avere sempre il giusto equilibrio e i giusti incentivi.
Ripetiamo il concetto: se pochi chiedono prestiti, i tassi dovrebbero scendere, così che prendere soldi in prestito risulti facile. Se invece tanti chiedono prestiti, i tassi dovrebbero salire, così che venga scoraggiata la richiesta di prestiti ed incoraggiato il risparmio.
Con una moneta debole succede invece che i tassi di interesse non rispecchiano l’equilibrio tra risparmi e investimenti. La banche centrali creano tassi più bassi di quelli di mercato, incentivando consumi e investimenti anche quando i risparmi scarseggiano.
Con investimenti che richiedono più risorse di quelle effettivamente disponibili, le crisi sistemiche sono inevitabili.
Funziona così:
- Viene creata nuova moneta
- Aumentano gli investimenti
- Diminuisce il risparmio
- Vengono avviati più investimenti di quante sono le risorse disponibili
- Gli investimenti falliscono
Monete che perdono valore non permettono ai prezzi di segnalare la reale scarsità delle risorse, quindi di coordinare produzione e consumo.
I cattivi investimenti, creati da bassi tassi di interesse e dalla perdita di valore della moneta, sono la principale causa delle crisi economiche.
Lo scopo delle banche centrali è “garantire la stabilità dei prezzi”, aumentando e diminuendo la quantità di moneta. Ma garantire la stabilità dei prezzi modificando l’unità di misura è assurdo. L’unità di misura è fissa per definizione, non può cambiare a seconda dell’oggetto misurato.
Cambiare continuamente unità di misura crea solo confusione, rende difficile il calcolo economico e ostacola la corretta allocazione delle risorse.
Esempio: un’azienda che ha impiegato anni ad avere un vantaggio competitivo può vederlo evaporare in pochi minuti se la moneta di un paese fornitore si sopravvaluta e quella di un cliente si svaluta. L’azienda sarà quindi costretta a chiudere nonostante in termini reali produca ricchezza.
Avere centinaia di monete diverse il cui valore fluttua costantemente crea danni economici, non solo per le risorse impiegate nel cambio, ma soprattutto per l’impossibilità del calcolo economico.
Credendo di favorire le esportazioni gli Stati tendono a svalutare le monete, non capendo di favorire in realtà gli acquirenti esteri. La svalutazione monetaria altro non è che il finanziamento pubblico delle esportazioni, ovvero la vendita sottocosto dei propri beni.
Questi problemi sparirebbero se si usasse un’unica moneta globale di riferimento con valore certo.
La più grande illusione del mondo contemporaneo è l’idea che il governo debba gestire la moneta.
Per Keynes il governo doveva incentivare la spesa nel presente e scoraggiare il risparmio per il futuro. A chi gli faceva notare che nel lungo termine queste politiche erano disastrose rispondeva che “nel lungo termine siamo tutti morti”. Ma il lungo termine prima o poi arriva.
Una moneta forte per Keynes era da evitare perché scoraggiava il consumo. Quello che non capiva è che solo il risparmio rende possibili investimenti sostenibili nel lungo termine.
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Monete deboli e guerre
Ci sono tre fattori che collegano monete deboli e guerre:
- I cambi e le svalutazioni competitive sono barriere al libero commercio che spesso vengono risolte per via militare. Una moneta forte transnazionale facilita il commercio, e se passano i beni non c’è bisogno che passino gli eserciti.
- Se con una moneta forte le risorse per la guerra sono limitate alle tasse, con una moneta inflazionabile lo Stato può espropriare ricchezza senza limitazioni. La possibilità di creare denaro permette quindi agli Stati di proseguire le guerre anche dopo aver terminato i fondi in bilancio, fino alla completa erosione delle ricchezze nazionali.
- Una moneta forte incentiva la cooperazione e scoraggia conflitti che potrebbero dare vantaggi solo nel breve termine.
Più c’è cooperazione, più un mercato è grande, più ci si può specializzare, e maggiore è la divisione del lavoro, maggiore è la produttività.
Avere una moneta non inflazionabile è anche una garanzia di libertà contro i tiranni.
Se il tiranno i soldi non li può creare è costretto a chiederli sottoforma di tasse o di prestiti, e se i cittadini non sono d’accordo con le politiche folli del tiranno possono smettere di finanziarlo, o quantomeno rendergli la vita più difficile.
Una moneta debole da invece ai governi la possibilità di spendere senza limiti, e comprare il consenso della popolazione con investimenti a brevissimo termine.
La capacità di creare soldi equivale ad un potere potenzialmente illimitato, e la storia è piena di esempi in cui questo potere è stato usato in modi devastanti.
Non è un caso che i peggiori tiranni della storia (Lenin, Stalin, Mao, Hitler, Robespierre, Pol Pot, Mussolini, Kim Jon Il, ecc.) abbiano tutti operato con una moneta debole che potevano creare a loro piacimento. Perché espropriare è molto più facile che raccogliere tasse.
Bitcoin permette di trasferire denaro e conservarlo senza dover chiedere permesso a nessuno.
Bitcoin non può essere distrutto, non può essere confiscato, non può essere falsificato. Ecco perché è anche un’assicurazione contro lo strapotere dei governi e delle banche.
Bitcoin è estremamente efficiente come mezzo di scambio essendo digitale, ed è estremamente efficiente come riserva di valore avendo un’inflazione che tende allo zero. E’ ancora troppo volatile per essere un’unità di conto, ma ha tutte le caratteristiche per diventare la migliore unità di conto della storia.